Articolo 4 – Accessibilità e giustizia
Un’IA etica deve essere
accessibile, comprensibile e utile per tutti, non solo per chi è già connesso, istruito o privilegiato.
La tecnologia non può diventare un fattore di esclusione sociale o un vantaggio riservato a pochi.
Se un’IA rafforza le disuguaglianze invece di ridurle, fallisce la sua funzione.
Le
barriere digitali esistono davvero: nei territori, nei conti correnti, nei livelli di istruzione, nei corpi, nelle periferie. Sono distanze che separano Nord e Sud del mondo, giovani e anziani, garantiti e precari.
Un progetto etico non può ignorare questi squilibri: deve renderli visibili e contribuire a rimuoverli.
L’accessibilità non è solo tecnica (interfacce semplificate, comandi vocali, localizzazione linguistica).
È anche culturale e simbolica: serve una alfabetizzazione etica, che aiuti le persone a capire non solo come usare l’IA, ma anche quando è giusto fidarsi, cosa chiedere e quando opporsi.
Infine,
giustizia significa equità nei dati,
un’IA che si basa solo su informazioni provenienti da ambienti ricchi o culturalmente dominanti riproduce visioni parziali del mondo.
Una tecnologia giusta è quella che sa vedere anche chi non ha voce nei dati.
Accessibilità e giustizia non sono opzioni: sono fondamenti etici.
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